BIO
Vanessa Ferrauto è un’ artista visiva torinese che si esprime tanto attraverso la fotografia quanto attraverso la pittura.
Finito il liceo, Vanessa frequenta contemporaneamente un corso di sceneggiatura e regia presso la scuola Holden di Alessandro Baricco e un corso di make up fx con Michele Guaschino. Successivamente segue diverse masterclass di make up, iniziando subito a lavorare come truccatrice.
Da vent’anni è una make up artist di cinema e pubblicità per produzioni italiane ed internazionali e ha truccato personaggi di fama mondiale nel campo dello spettacolo e dell’arte, premi Oscar, musicisti e sportivi.
Parallelamente crea progetti personali artistici, sperimentando con la pittura e la fotografia. La prima mostra risale a quando aveva dodici anni, il suo professore di Arte aveva selezionato due disegni da portare a una esposizione di giovani talenti. Negli anni che seguono la maturità scentifica, partecipa ad alcune mostre collettive e nel 2018 inizia a esporre in gallerie e fiere in Italia, Parigi e Londra con i progetti pittorici Grotesque e Spectre.
Nel 2022 esordisce anche nella fotografia con la mostra Animae.
FOTOGRAFIA
ANIMAE
Testo di Laura Tota
Era il 1912 quando Eugène Atget immortalava a Parigi un gruppo di persone intente a guardare un’eclissi solare, alcune proteggendosi gli occhi, altre utilizzando delle lenti fumé. In oltre 100 anni, il desiderio di guardare oltre non è cambiato e la fotografia in questo percorso di scoperta ha ricoperto e ricopre tutt’oggi un ruolo fondamentale. Oltre alla possibilità di documentare la realtà tangibile e fenomenica, alla fotografia è attribuito il difficile compito di indagare lo sfuggente mondo dell’inafferrabile.
Proprio a questa urgenza risponde la produzione di Vanessa Ferrauto, artista visiva torinese che si esprime tanto attraverso la fotografia quanto attraverso la pittura. La sua ricerca nasce dalla necessità di investigare i lati più nascosti dell’animo umano, con l’intento di sollevare quesiti intimi e ancestrali nel soggetto che guarda.
In tale direzione investigativa nasce il suo ultimo lavoro, “Animae”, che raccoglie una serie di scatti in cui l’oggetto rappresentato diventa spunto per un’analisi introspettiva. Truccatrice professionista per il cinema e la televisione, Vanessa si confronta quotidianamente con il concetto di bellezza esteriore, alla ricerca di una perfezione che viene richiesta a chi ha fatto dell’immagine chiave di lettura del Mondo.
Nella sua produzione artistica invece, tanto attraverso la pittura, quanto attraverso la fotografia, Vanessa immortala i lati più oscuri dell’animo umano: durante il lockdown imposto dalla crisi pandemica, Vanessa ha recuperato fotografie d’archivio realizzate en plein air che catturano una vegetazione spoglia e senza tempo, donandole nuova vita.
Attraverso la pratica dello specchiamento e del ribaltamento, la Ferrauto gioca con le forme e la luce, creando astrazioni concettuali che ricordano le macchie di Rorschach utilizzate per uno dei più noti test psicologici proiettivi per l’indagine della personalità: di fronte a ogni scatto, l’individuo intravede forme e immagini proprie, in un momento di sospensione e contemplazione estremamente intimo e personale.
Ogni oggetto fotografico, nei formati più piccoli, è incastonato in un passe-partout e una cornice nera cui il soggetto è costretto ad avvicinarsi per avere una visione completa dei dettagli che emergono solo dopo un’attenta osservazione dello scatto. Questo non solo suggerisce un istinto voyeuristico a spiare attraverso il buco della serratura ciò che si nasconde nei meandri della psiche di ogni individuo, ma invita alla riflessione e ad accogliere un tempo sospeso all’interno di vite votate unicamente alla frenesia e alla velocità.
L’allestimento, ideato e seguito dall’exhibit designer Andrea Isola, declina nello spazio questo intento, presentando immediatamente al visitatore un’unico scatto nel suo formato più piccolo, posizionato ad altezza di serratura, di cui si può avere cognizione e percezione completa solo inchinandosi e avvicinandosi il più possibile. Dall’astrazione alla forma, l’immagine prende vita solo attraverso l’occhio di chi osserva e acquisisce significato attraverso il suo inconscio. Successivamente, lo sguardo si apre pronto ad accogliere gli altri scatti accolti su tre pareti che bilanciano in armonia le relazioni tra pieno e vuoto, luce e ombra.
PITTURA
Grotesque – Il lato ironico della trasgressione
“Al desiderio niente piace di più di ciò che non è lecito.”
Publilio Siro
Grotesque è un mondo immaginario in cui Vanessa Ferrauto disegna travestiti sporchi e viziosi, fieri di mostrare la loro immoralità. Personaggi confinati in luoghi colorati in cui poter vivere liberamente le proprie trasgressioni e figure ossute chiuse da contorni neri che ricordano un fumetto grottesco d’altri tempi.
L’ispirazione nasce dai volti incontrati per strada, nei locali, nei quartieri a luci rosse, sugli autobus notturni e dalla volontà di rappresentare con ironia gli sguardi intensi della perdizione.
Una malvagia incantatrice di serpenti cattura la nostra attenzione e ci introduce nel suo mondo. Passiamo da un paesaggio lunare in cui una dama sperimenta delle bacche velenose per le sue pozioni ad una meretrice alticcia che passeggia allegra sul lungofiume. Entriamo nella casa di un’attrice decaduta, sola e patetica, che ancora si atteggia da diva, e in un manicomio dove un’alienata è ossessionata dalle sue unghie. Spiamo una tossica in bagno seduta per terra senza una scarpa e ci infiliamo nella camera della padrona di un bordello per poi concludere con un intrigo di streghe che ci osservano con malizia.
“L’estetica di Grotesque è influenzata dagli artisti della Belle Epoque ed Egon Schiele, ma anche dai film della vecchia Hollywood e dalle pose delle modelle di editoriali vintage”.
Con queste parole Vanessa Ferrauto svela le suggestioni principali della sua opera. Uno spazio illusorio in cui individui solitamente emarginati dalla società diventano gli attori principali della rappresentazione artistica.
Federica Pizzolo
Spectre – Diario visionario di anime dissolute
“Noi esseri umani che siamo? Spettri, impalpabile ombra…”
Sofocle
Oscuri, penetranti e rarefatti. I volti di Spectre ci osservano nel profondo della nostra anima costringendoci ad un contatto visivo che ci trasporta nel percorso artistico di Vanessa Ferrauto. Un percorso che inizia nel caos, generato da un bisogno di conoscenza quasi ossessiva dello spirito, dalla volontà di allontanarsi dalla bellezza estetica e formale e dal bisogno di afferrarne invece la torbida intimità.
Ci troviamo faccia a faccia con personaggi conturbanti e dissoluti, ma se osserviamo con attenzione scopriamo che questo è ciò che erano quando ancora appartenevano al genere umano. Sono spettri di epoche passate, consumati lentamente dal tempo. Sono creature già esistite che non hanno più la necessità di sentire la vacuità della vita terrena, perché ne percepiscono solo l’essenza assoluta. Ma il limbo eterno e immobile in cui si trovano è fatto di silenzio e spazi vuoti. Gli spettri non hanno orecchie per sentire e nessuno con cui parlare.
I loro sguardi sono protagonisti indiscussi del manifesto della noia e dell’angoscia generata dalla consapevolezza di sentire ancora, nonostante tutto, il bisogno di contatto con l’intensità degli esseri viventi. Contatto che viene mantenuto dall’artista attraverso la cornice dei disegni, la loro finestra sul mondo. Uno spiraglio per osservarci e comunicarci i loro sentimenti in un’atmosfera fumosa e crepuscolare, in cui l’uso dei colori diventa fondamentale per creare un impatto visivo immediato.
Spectre è un diario visionario di anime perdute e una metafora della ricerca interiore, in cui i volti di Vanessa Ferrauto ribaltano il ruolo dell’osservatore, lasciandogli l’impressione di diventare egli stesso l’oggetto del desiderio da scrutare.
Federica Pizzolo
Vanessa Ferrauto is a visual artist from Turin who expresses herself as much through photography as she does through painting.
After finishing high school, Vanessa attends both a scriptwriting and directing course at Alessandro Baricco’s Holden school and a fx cosmetics program with Michele Guaschino. Afterwards, she takes several cosmetics masterclasses and immediately starts working as a makeup artist. She has been working as a makeup artist for the past twenty years for national, as well as international movie and advertising productions. She’s made up some of the world’s most famous musicians, athletes, and arts and entertainment celebrities attending events such as the Oscar awards.
While cultivating her career as a makeup artist, she continued to indulge in her personal passion for art by experimenting with painting and photography. Her first exhibition dates back to when she was the age of twelve when her art professor had selected two of her drawings to partake in a “young talents” exhibition. In the years following her high school graduation, she continued to participate in group exhibitions, and in 2018, she began exhibiting her work in galleries and art shows in Italy, Paris and London with the Grotesque and Spectre pictorial projects.
In 2022, she made a photography debut with the Animae exhibition.
PHOTOGRAPHY
ANIMAE
Written by Laura Tota
Eugène Atget immortalized a group of people intended on watching a solar eclipse in Paris in 2012; some of them trying to protect their eyes, others using smokey lenses. Over the past 100 years, the desire to look beyond has not changed and photography has played, and still plays a fundamental role in the journey towards discovery. In addition to being able to document tangible and phenomenal realities, photography has also been given the difficult task of investigating the elusive world of the elusive.
Vanessa Ferrauto, a visual artist from Turin who expresses herself both through photography and through painting, responds accurately to this urgency with her production. Her research stems from the need to investigate the most hidden sides of the human soul, with the aim of raising intimate and ancestral questions in the subject she’s looking at. Her latest work, “Animae”, was born with this investigative direction, which collects a series of shots where the object represented becomes a starting point for an introspective analysis. Being a professional film and TV makeup artist, Vanessa is confronted daily with the concept of external beauty, in search of perfection that is required of those who have made the image a key to understanding the world.
In her artistic production, on the other hand, both through painting and through photography, Vanessa immortalizes the darker sides of the human soul: during the pandemic lockdown, Vanessa recovered archived photos taken en plein air that captured bare and timeless vegetation, to which she gave new life.
Through the practice of mirroring and reflecting, Ferrauto plays with shapes and light, creating conceptual abstractions reminiscent of the Rorschach spots used for one of the best known psychological projects on the investigation of personality: before each shot, the individual pictures shapes and images their own mind, during an extremely intimate and personal moment of suspension and contemplation.
Each photographic object is in the smallest format and is placed in a passe-partout and a black frame which the subject is forced to approach in order to completely see all of the details, which emerge only after carefully observing the shot. This not only suggests a voyeuristic instinct to spy through the keyhole which is hidden in the maze of the psyche of each individual, but also invites reflection and welcomes suspended time within the lives of those devoted solely to frenzy and speed.
The installation, conceived and followed by exhibition designer Andrea Isola, expresses this intent in space, immediately presenting the visitor with a single shot in its smallest format, positioned at lock height, of which one can only have complete knowledge and perception by bowing and getting as close as possible.
From abstraction to form, the image comes to life only through the eye of the observer and acquires meaning through his or her unconscious. Subsequently, their gaze opens ready to welcome the other shots taken on three walls that harmoniously balance the relationships between full and empty, light and shadow.
PAINTING
Grotesque – The ironic side of transgression
“Desire likes nothing more than what is not permissible.”
Publilius Syrus
Grotesque is a fictional world in which Vanessa Ferrauto designs perverse and lecherous transvestites, proud to put their immorality on display. Characters confined to colorful places where they can freely experience their transgressions and bony figures closed in by black outlines, which are reminiscent of old-school grotesque comics.
The inspiration comes from faces encountered on the street, in clubs, in red light districts, on night buses and from the desire to ironically represent the intense gazes of perdition.
An evil snake charmer catches our attention and introduces us to her world. We go from a lunar landscape where a lady experiments with poisonous berries for her potions to a drunken harlot who happily strolls along the riverside. We enter the house of a decayed, lonely and pathetic actress, who still poses as a diva, and into an asylum where an insane woman is obsessed with her nails. We spy on a junkie in the bathroom sitting on the floor without a shoe and we slip into the room of the mistress of a brothel and then conclude with an intrigue of witches who observe us with malice.
“The aesthetics of Grotesque are influenced by Belle Epoque and Egon Schiele artists, by old Hollywood movies, and models posing in vintage editorials”.
With these words, Vanessa Ferrauto reveals the main implications of her work. An illusory space in which individuals usually marginalized by society become the main actors of artistic representation.
Federica Pizzolo
Spectre – Visionary diary of dissolute souls
“What are we human beings? Ghosts, impalpable shadow …”
Sofocle
Dark, penetrating and rarefied. The faces of Spectre observe the depths of our soul forcing us to make eye contact with that which takes us down Vanessa Ferrauto’s artistic path. The journey starts out in chaos, created by an almost obsessive need for knowledge of the spirit, by the desire to move away from aesthetics and formal beauty, and by the need to instead grasp its murky intimacy.
We come face to face with disturbing and dissolute characters, but if we look carefully, we discover that this is what they were when they still belonged to mankind. They are ghosts of past ages, slowly consumed by time. They are creatures that have already existed who no longer have the need to feel the vacuity of earthly life, because they perceive only its absolute essence. But the eternal and immobile limbo in which they find themselves is made up of silence and empty spaces. Ghosts have no ears to hear and no one to talk to.
Their gazes are the undisputed protagonists of the manifesto of boredom and anguish generated by the awareness of still feeling, despite everything, the need for contact with the intensity of living beings. This contact is maintained by the artist through the drawing frame, their window to the world. A glimpse to observe and communicate their feelings in a smoky and twilight atmosphere, where the use of colors becomes essential to create an immediate visual impact.
Spectre is a visionary diary of lost souls and a metaphor for a search within, in which the faces of Vanessa Ferrauto overturn the role of the observer, leaving them with the impression that they themselves becomes the object of desire to be scrutinized.
Federica Pizzolo